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ALIMENTAZIONE E VISTA: UN BINOMIO POSSIBILE?
9 marzo 2017
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La vista è uno dei processi più affascinanti che coinvolge la nostra percezione del mondo esterno, l’occhio e il cervello infatti partecipano insieme alla raccolta delle informazioni provenienti dal di fuori e alla loro analisi, per poi indurre degli atteggiamenti. L’occhio è un organo estremamente complesso e secondo alcuni potrebbe essere la propagazione verso l’esterno del nostro stesso cervello, secondo molte discipline olistiche nell’occhio si riflette l’anima della persona. Ad oggi sono molte le patologie[1] a cui va incontro, soprattutto perché al suo interno ci sono quei capillari che risentono, così come quelli in tutto il corpo, del malfunzionamento del sistema cardio-vascolare; altre volte il suo malfunzionamento è dovuto ad un uso scorretto degli occhiali, altre volte alla mancanza di determinati nutrienti all’interno della dieta quotidiana che sostengono le strutture dell’occhio stesso.

La capacità visiva dipende da due gruppi di cellule sensibili alla luce: i coni (responsabili della visione dei colori) e i bastoncelli (responsabili della visione notturna ma non distinguono i colori), questi gruppi cellulari sono contenuti nella retina e in seguito alla percezione dei fasci luminosi interagiscono tra di loro e con altre cellule nervose, trasmettono il segnale al nervo ottico e di conseguenza al cervello. La retina serve quindi a trasformare la luce in impulsi nervosi e integrare il tutto nell’informazione visiva. Nei bastoncelli la molecola che percepisce la luce e subisce cambiamenti conformazionali è costituita da una molecola fotosensibile, la rodopsina, e da una molecola che deriva dalla vitamina A, una vitamina che non può essere sintetizzata ex novo dai mammiferi ma può solo essere assunta con la dieta, una sua carenza comporta una cecità notturna ed infine al deterioramento dei bastoncelli stessi. Questa vitamina è liposolubile, cioè necessita di essere trasportata da molecole di grasso per essere assorbita e correttamente utilizzata. Gli alimenti che ne contengono grandi quantità facilmente assimilabili sono: il fegato, l’olio di pesce, il pesce, il latte, il burro e il tuorlo d’uovo. Molto importante è l’origine di questi alimenti, che vita ha fatto o fa l’animali che li fornisce, cosa ha mangiato (soprattutto nel caso del fegato) e dove ha vissuto (nel caso del tuorlo dell’uovo), molte scorie vanno ad accumularsi in determinati organi e il prodotto che si ottiene è di scarsa qualità, come nel casa dell’uovo. Le galline, così come gli altri esseri viventi che utilizzano le uova per la loro riproduzione, inseriscono nelle uova delle sostante deterrenti al fine di rendere la loro digestione difficile, in questo modo il predatore è scoraggiato nel mangiarne altre. Negli allevamenti intensivi le galline vivono in uno stato di costante allerta, significa una maggiore tossicità delle loro uova, per questo è sempre meglio acquistare uova da galline cresciute a terra, libere di muoversi ed esposte alla luce del sole, solo in questo modo le loro uova saranno realmente sane. Altro fattore importantissimo riguarda la cottura di questo alimento, più è lunga maggiormente vengono deteriorate le proteine e le vitamine presenti, l’uovo sodo è la forma peggiore di consumare questo alimento, anche se ha delle valenze nutrizionali.

I carotenoidi sono invece delle molecole maggiormente presenti nei vegetali, precursori della vitamina A (non tutti possono essere convertiti in questa vitamina), anche loro sono necessari per il corretto funzionamento visivo e necessitano di grassi per essere correttamente trasportati e utilizzati.

Per concludere una dieta varia ma soprattutto di qualità può essere un aiuto in casi di deficit visivi.

[1] Vengono qui escluse tutte quelle patologie genetiche che causano ipovisione o cecità

Dott.sa Biologa Nutrizionista

Michela Del Torchio

Frazione Ricogno, 26

12025 Montemale di Cuneo- CN

Tel 340 8265947

email: michela.deltorchio@yahoo.com