Questa domanda è stata l’argomento di un interessante lavoro di ricerca eseguito presso la facoltà di Ottica ed Optometria dell’Università del Salento dalla dottoressa Sara Poli.
L’obiettivo del lavoro svolto è stato quello di valutare la risposta del sistema visivo quando sottoposto a stress per la prolungata attività prossimale sullo smartphone. Tali dispositivi sono caratterizzati da una ridotta superficie con conseguente ridotta dimensione dei caratteri visualizzati.
Su un campione costituito da 100 soggetti di età compresa fra i 20 e i 30 anni, scelti casualmente tra gli studenti dei corsi della facoltà di Scienze sono stati dunque valutati gli effetti dello stress visivo conseguente ai 30 minuti di utilizzo dello smartphone.
Complessivamente i risultati ottenuti indicano una propensione dei soggetti alla “chiusura” della propria percezione all’interno dell’attività svolta. Le variazioni rilevate non sono assolute ma relative all’attività svolta per il tempo stabilito. Tuttavia uno stress visivo di questo tipo, prolungato nel tempo, frequente ed intenso può portare ad adattamenti da parte dell’organismo nella direzione che sceglie di intraprendere: “ fight o flight” (combattimento o fuga).
Alcuni piccoli accorgimenti di igiene visiva possono aiutare ad evitare adattamenti irreversibili da parte del sistema visivo: cercare per esempio di mantenere una distanza di lettura adeguata oppure quando l’attività sostenuta è intensa, fare piccole pause durante le quali guardare un punto lontano per alcuni secondi.
Questo studio sullo stress visivo, legato all’ampio utilizzo dei dispositivi digitali è da considerarsi preliminare a successivi approfondimenti, soprattutto in considerazione della pervasività del fenomeno.
fonte: RIVISTA ITALIANA DI OPTOMETRIA
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