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Quando la visione dipende anche…dalla matita in pugno!
17 maggio 2018
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Impugnare bene la matita è sinonimo di facilitare la scrittura e non solo… anche la visione! Come educatore del gesto grafico, spesso mi sento rivolgere da genitori ed insegnati alcune domande circa le modalità e le tipologie di impugnature, oggi sempre più diverse e scorrette. Le principali domande riguardano: il ruolo che una cattiva impugnatura ricopre nel contesto scolastico, se la sua importanza è davvero così elevata come si dice ed a quale età occorre intervenire.

A tale proposito le scuole di pensiero sono diverse, tuttavia, tutte concordano sulla prevenzione rispetto all’età scolare.

In qualità di consulente in psicologia della scrittura, terrei a precisare come la scrittura risulti essere una sorta di “elettroencefalogramma” registrante i nostri moti più intimi e personali, psico-emotivi e cognitivi. Per similitudine, la mano che impugna la matita costituisce “l’ago” per mezzo del quale avviene tale registrazione, nero su bianco.

Ciò detto, ne consegue che ogni scrittura è diversa dall’altra, nella misura in cui ogni individuo si distingue dai suoi pari. Parimenti, ogni impugnatura è personale nella sua evoluzione, sebbene simile ad altre nell’impostazione, ogni tipologia di presa nasconde dinamiche tensive o ipotensive, funzionali o disfunzionali caratterizzanti la mano scrivente.

Come educatrice, vorrei porre l’accento sulla funzionalità di un’impugnatura corretta, tripoide, funzionale, a 2 dita dalla punta (anche 3 per i mancini):

  • Favorisce una buona qualità di visione su ciò che si sta elaborando, senza necessità d’inclinare la testa;
  • Evita cattive posture ed insorgenze di scogliosi o altri problemi alla schiena;
  • Consente un migliore angolo d’incisione della penna sul foglio ed un maggiore controllo della forza pressoria;
  • Allenta le tensioni muscolari fonti di gestualità rigide e maldestre;
  • Favorisce la motricità fine delle dita, i movimenti d’inscrizione e di progressione;
  • Permette la fluidità e la progressione destrorsa della scrittura.

Inoltre, l’impugnatura di penne e matite andrebbe sempre sostenuta da una mano in asse con l’avambraccio, rivolte con la punta verso l’alto per favorire la scrittura sottorigo ed evitare torsioni dolorose del polso, bloccanti l’atto grafomotorio.

Rosso Barbara

Grafologa consulente in psicologia della scrittura

e Educatrice/Rieducatrice del gesto grafico